"The Wilderness Nearby" girato con FX6

Gennaio 5, 2021

Il filmmaker James Glancy intervistato da Alister Chapman

In seguito al recente lancio del nuovo camcorder portatile full frame compatto FX6, ho fatto una chiacchierata con James Glancy, presentatore e filmmaker specializzato in fauna selvatica che aveva utilizzato un FX6 per girare il suo cortometraggio “The Wilderness Nearby”. Ho anche trascorso un po’ di tempo a girare con l’FX6. Lo conosco abbastanza bene, ma volevo saperne di più sulle sfide che ha incontrato per girare il suo film.

Mi ha detto che quando si riprende della fauna selvatica, le difficoltà derivano dall’imprevedibilità dei movimenti e dei comportamenti dell’animale. È necessario disporre di una telecamera veloce e facile da usare che offra una mobilità elevata. Quindi, avere un kit per le riprese leggero ma stabile è molto importante. Il peso ridotto dell’FX6 gli ha permesso di utilizzare un treppiede relativamente leggero senza sacrificare in modo significativo la stabilità quando si usano ottiche più lunghe. James ha utilizzato principalmente ottiche GM da 24-70 mm e 70-200 mm di Sony e, mentre la maggior parte del film è stata girata con un treppiede, sono anche presenti molte riprese a mano libera.

James ha molti clienti, tra cui National Geographic e Discovery. Produce anche molti contenuti propri sulle persone che lavorano per proteggere il mondo naturale, un argomento che gli sta molto a cuore. In genere, questi progetti con tempi di produzione stretti e un budget ridotto sono più adatti alle curve di gamma convenzionali, come la gamma S-Cinetone dell’FX6. S-Cinetone è stato progettato per creare contenuti video dall’aspetto elegante simile alla pellicola. Ma per queste riprese James voleva creare un look molto cinematografico. Voleva che lo spettatore “potesse disattivare l’audio sul TV e godersi l’immagine per la bellezza delle riprese”.

Modalità CineEI

Per ottenere questo aspetto cinematografico, James ha girato il film utilizzando la modalità di ripresa “CineEI” della telecamera. CineEI ottimizza la telecamera in modo da poter acquisire la massima dinamica possibile. Durante la registrazione in S-Log3, consente di aggiungere una LUT (Look Up Table) alle uscite HDMI e SDI della telecamera e al viewfinder. Grazie al monitoraggio tramite una LUT che ha colori e livelli di contrasto normali anziché l’aspetto piatto e sbiadito di S-Log3, la maggior parte delle persone troveranno molto più facile valutare rapidamente e con precisione i livelli di esposizione.

James è stato abbastanza sincero nell’ammettere che alcune delle prime riprese erano un po’ sottoesposte. Ma dopo un paio di giorni e con un po’ di sperimentazione è riuscito a girare rapidamente e facilmente con la modalità CineEI, sicuro che la sua esposizione sarebbe stata buona a prescindere dalle condizioni di illuminazione.

James Glancy con il camcorder FX6
FX6 MLUT nel sistema di menu

Vantaggi di MLUT

Anche se aveva un’ottima familiarità con i display a istogramma comuni in molte telecamera a basso costo, James riteneva che la visualizzazione più dettagliata delle forme d’onda inclusa nell’FX6 gli consentisse di avere un migliore senso dell’equilibrio tra luce e ombra nelle riprese. Ha facilitato la comprensione precisa del livello di esposizione delle diverse parti della scena.

FX6 CineEI con LUT S709 predefinita

Ecco cosa si vede nel viewfinder con MLUT s709 attiva sull’uscita HDMI/SDI e sul viewfinder (VF). La forma d’onda misura i livelli della LUT s709.

1) Formato di registrazione

2) LUT selezionata

3) Forma d’onda misurata

4) Zebra livello 2 (in questo esempio, 78%)

5) Zebra livello 1 (in questo esempio, 61%)

Una volta entrato nella suite di grading, James è rimasto colpito dalla quantità di texture e dettagli che si possono trovare nelle ombre più profonde e nelle luci più luminose all’interno del materiale S-log3.

Informazioni sul viewfinder dell'FX6

James Glancy con l'FX6 su un treppiede e un cervo dalle riprese di fauna selvatica

Messa a fuoco automatica ibrida

L’FX6 include la messa a fuoco automatica ibrida rapida di Sony che dispone di pixel di rilevamento di fase per la messa a fuoco automatica su quasi tutto il sensore (89% dell’area del sensore). Se lo si desidera, è possibile utilizzare due aree AF più piccole, denominate “zone”, che coprono circa 1/3 del frame, e uno “spot flessibile”, molto più piccolo.

FX6 - Impostazioni di messa a fuoco automatica ibrida

La posizione delle aree “zona” e “spot flessibile” può essere controllata tramite il touch-screen della telecamera. In molte occasioni, James ha usato la messa a fuoco automatica spot flessibile toccando semplicemente il touch-screen per spostare il punto di messa a fuoco da un soggetto all’altro, ad esempio nelle riprese dei due cervi al minuto 1:40.

La velocità con cui cambia la messa a fuoco automatica e la reattività dell’AF possono essere adattate in base alle esigenze individuali.

Sia James che io suggeriamo a chiunque usi l’FX6 di dedicare un po’ di tempo ad acquisire familiarità con il funzionamento di tutti i controlli AF. Ad esempio, per il suo lavoro con la fauna selvatica, in cui non si sa cosa faranno gli animali, James preferisce utilizzare l’impostazione AF più reattiva con una velocità di transizione AF rapida. La messa a fuoco automatica deve reagire rapidamente, senza esitazioni o ritardi, e cambiare rapidamente dato che c’è una sola possibilità di girare prima che l’animale scompaia. Per la maggior parte delle riprese che faccio, soprattutto quelle allestite con un set o più controllate, preferisco un’azione di messa a fuoco automatica più lenta e delicata. Quindi, per questi tipi di riprese, in genere uso la messa a fuoco “bloccata” con una velocità di transizione più lenta. Capire cos’è meglio per le proprie esigenze in diversi tipi di riprese è una nuova abilità da imparare, ma una volta che se ne acquisisce la padronanza la messa a fuoco automatica può essere incredibilmente utile.

Silhouette in controluce rispetto al sole del mattino

Molte delle riprese nel film prevedevano degli appuntamenti all’alba in modo che James potesse riprendere gli animali in controluce rispetto al sole basso del mattino o al sole che tramonta nella tarda giornata. In autunno o in inverno, girare al sole può essere impegnativo e si ha solo un breve periodo di tempo in cui la luce è al suo meglio. L’FX6 è dotato di un filtro ND variabile full frame integrato che ha consentito a James di adattarsi velocemente alla luce in rapida evoluzione, pur mantenendo un’ampia apertura per un aspetto cinematografico durante le riprese all’alba e al tramonto. Oltre al filtro ND variabile, l’FX6 ha anche la capacità di girare in doppio ISO con una base elevata (ISO 12.800 per le riprese in S-Log3), solo di una frazione più rumoroso rispetto al normale ISO a base ridotta. Questo ha permesso a James di prolungare il tempo di ripresa utile a entrambe le estremità della giornata, quando i livelli di luce sarebbero troppo bassi per molte altre telecamere.

Durante la nostra chiacchierata, James ha raccontato di come clienti come National Geographic ora insistano molto di più per l’uso di telecamere con sensori di grandi dimensioni e ottiche di alta qualità. Questo, unito a una maggiore cura e attenzione per l’inquadratura e la composizione delle riprese, assicura un aspetto più high-end e uno stile cinematografico ai documentari e alle produzioni dedicate alla fauna selvatica. Secondo James, un aspetto importante dell’FX6 è stata la facilità d’uso, unita alla precisione e all’affidabilità della messa a fuoco automatica, che gli ha consentito di prestare maggiore attenzione al modo in cui componeva le riprese e, di conseguenza, ha assicurato un aspetto migliore, non solo tecnicamente ma anche esteticamente.

Vorrei ringraziare James per aver condiviso con me la sua esperienza di ripresa. Ulteriori informazioni su James e sui contenuti che realizza sono disponibili qui.